leggete questo link...
http://qn.quotidiano.net/2008/03/30/76345-manager_italiani_nessuna_crisi.shtml
Vorrei soprattutto soffermarmi sulle ultime righe, riguardo cioè gli stipendi dei manager pubblici... è stato tolto dalla finanziaria scorsa il punto che riguardava un tetto massimo agli stipendi dei manager pubblici, stimato attorno ai 500mila euro... Questi dati si fanno davvero scandalosi nel momento in cui si fa qualche ricerca sul passato di questi personaggi: Fulvio Conti per esempio, amm. delegato e direttore generale dell'Enel (3,1 mln di euro nel 2007), è sotto inchiesta per corruzione nella vendita di Wind (oltre ad attirare personalmente la mia antipatia per la sua fissazione per l'energia nucleare, che da d.g. dell'Enel non è proprio salutare), o Paolo Scaroni (per cui l'Italia è "terra di petrolio e gas"), amm. delegato dell'Eni (2,9 mln di guadagno), che ha patteggiato 1 anno e 4 mesi per tangenti al PSI nel 96, ed è stato condannato in qualità di a.d. Enel per aver inquinato il delta del Po con la centrale di Porto Tolle.

Io ho soffermato l'attenzione ai casi di partecipaz. statale, ma in generale la situazione è di ben poche aziende all'attivo, e molte, troppe, addirittura in crisi, con lavoratori dai stipendi bassissimi ma manager che guadagnano cifre spropositate.
Questo non è liberalismo.
Tra i top manager ce ne sono due che fino all'anno scorso stavano alla Telecom, azienda oramai piena di debiti (35miliardi, più del suo stesso fatturato) e che, in maniera diretta o indiretta, ha licenziato negli ultimi anni quasi 40mila persone.
Molte, troppe aziende stanno in piedi a causa di sovvenzioni statali (e in futuro affronterò il tema dei Cip6), e questo non è liberalismo.
Un "liberista", come dice di essere Berlusconi, non potrebbe mai far discorsi quali "il prestito statale di 300mln all'Alitalia (azienda che a tutt'oggi perde circa 3mln al giorno)" perchè è contrario alla natura stessa del liberalismo, e della sua idea di non-interventismo statale in campo economico.